Articolo di Federico D’Agostino pubblicato su cittAgora, periodico del Consiglio comunale di Torino, il 12 giugno 2015:
Dovrà ricredersi chi pensa all’agricoltura come un’attività svolta in campi, lontani dalla città e dal traffico. I prossimi decenni, infatti, potrebbero consegnarci città dove, oltre al verde di parchi e giardini, sarà presente anche il verde di zone coltivate. Dove? Sui tetti delle case, a patto che però che non siano spioventi.
E’ molto più di una fantasia. Una start up di innovazione sociale, denominata Orti alti, si propone infatti di realizzare e gestire orti sui tetti delle case. Il progetto nasce a Torino dall’idea degli architetti Elena Carmagnani e Emanuela Saporito.
Quest’ultima lo ha illustrato mercoledì scorso in una riunione della commissione Ambiente. In particolare, si punta a realizzare orti di comunità sui tetti di scuole, biblioteche, condomini, edifici per uffici, edifici produttivi, supermercati con il coinvolgimento diretto delle comunità che li abitano.
Orti che non solo garantirebbero prodotti km 0 e restituirebbero, in un certo senso, il suolo sottratto dalle costruzioni, ma garantirebbero efficienza energetica all’intero stabile.
Una ventina di centimetri di terra, infatti, isolerà lo stabile dal freddo e dal caldo con conseguente risparmio energetico. L’acqua piovana, soprattutto se di forte intensità, grazie alla terra sarà rilasciata più lentamente e, attraverso le grondaie, giungerà con meno violenza nell’impianto fognario, contribuendo così, a contenere episodi di allagamento.
A Torino un primo esperimento è già stato realizzato proprio sul tetto dello studio dove lavorano le due professioniste, in via Goito, nel quartiere di San Salvario. In prospettiva, si sta mettendo a punto un orto da realizzare sul tetto delle Fonderie Ozanam, in via Foligno, nella Circoscrizione 5
Federico D’Agostino